Il 2011 è un anno avaro in tema di festività: l’aggiunta straordinaria di un giorno di vacanza per la celebrazione dei 150 anni dell’unità di Italia ha sull’altra faccia della moneta un numero misero di ponti, tra cui l’unico degno di tale definizione è quello che arriverà a breve, tra il 2 ed il 5 di giugno. E anche Pasqua e Pasquetta non hanno fatto eccezione: domenica e lunedì, niente giorni regalati per riposare o dedicarsi ai propri hobby, anzi addirittura il lunedì dell’Angelo ha fagocitato anche la festa della Liberazione.

Tanti i giorni colorati di rosso che mancano all’appello nel calendario, ma molto più alto è il numero di motociclisti che ha utilizzato il giorno di Pasquetta per alzarsi dai tavoli pieni di pietanze del giorno di prima, e godere una perfetta giornata primaverile fatta di moto, curve, sole, lago, valli e montagna. E cibo genuino, quello non può mancare mai.

Dalla gelateria Peccati di Gola, subito dopo le 8.00 del mattino, una lunga carovana di rombanti moto ha iniziato a sfilare verso il confine con il Piemonte separato da una manciata di chilometri dalla nostra sede. I tanti semafori che intervallano la strada tra Somma Lombardo e Sesto Calende non dividono il gruppone che marcia maestoso sul ponte di ferro di Sesto Calende, sorvolando il Ticino azzurro e piatto. In pochi attimi facciamo il nostro ingresso nella bella Arona, che a quest’ora del mattino è ancora pigra e poco frequentata; qui raccogliamo altri amici e puntiamo verso Verbania, con tutta la calma di chi sa che non occorre correre poichè la giornata è solo all’esordio, e perchè a farci chiudere un po’ il gas ci pensa ciò che confina con la strada che calpestiamo: a destra c’è il Lago Maggiore, il suo specchio blu che riflette i raggi del sole del mattino, la sponda lombarda del lago che è poeticamente offuscata da una leggera foschia, e le Isole Borromee con la loro vegetazione e le loro fortificazioni; a sinistra invece è un susseguirsi di paesi che si affacciano sulla sponda piemontese, luoghi rinomati e preziosi che non ti stancano anche dopo centinaia di passaggi. Meina, Lesa, Belgirate, Stresa, Baveno, Feriolo sono solo i nomi più noti che conservano alle loro spalle altri luoghi ameni che obbligano i turisti ad una visita, come Dagnente, Nebbiuno, Massino Visconti, Gignese e più in là il Mottarone. 

Scavalcando il Fiume Toce nel punto in cui sfocia nel Lago Maggiore, prima di Gravellona, si raggiunge Verbania lasciando il Parco Nazionale della Valgrande e si segue la rotta per Locarno; il programma prevede una sosta a Cannobbio che permetterà di farsi un meritato caffè, sgranchire le gambe, e segnare il giro di boa tra il paesaggio lacustre e quello valligiano. Visto che quello è il punto di ritrovo, qualcuno prima di sgranchire le gambe decide che anche il motore necessita una stiracchiata, e allora si solletica l’acceleratore per pennellare col sorriso le curve che si susseguono sulla stretta carreggiata di Ghiffa, Oggebbio, Cannero e Cannobbio. Qui accade qualcosa di comico: trovando chiusa la strada che porta verso riva siamo obbligati a cercare un altro parcheggio, e colti alla sprovvista riusciamo anche a perderci in mezzo chilometro quadrato, finendo per imbucarci in un parcheggio sotterraneo e rifacendo un paio di volte la stessa strada: se le moto fossero state tre o quattro probabilmente il fatto sarebbe passato inosservato, ma quando le moto sono decine non ci si può nascondere; finalmente parcheggiamo e dopo questo svarione, togliendo il casco, sembriamo un po’ tutti Mr Bean.

Caffè, sigarette, bibite fresche, toilette, trenini di bikers, fotografie “prima gli uomini e poi le donne” tipo matrimonio, e poi ci si conta: siamo davvero in tanti, e considerando che a Trontano (a cui siamo diretti) troveremo altri amici, è facile prevedere che supereremo le trenta persone. Rilassati e rifocillati ci rimettiamo in sella e scaldiamo le gomme: lasciamo infatti il livello del mare e iniziamo a salire di quota, verso la Valle Cannobina, e qui di curve si che ce n’è da saziarsi. In alcuni punti il fondo è sporco, ma il groviglio di svolte strette e tornanti che portano a Malesco è davvero ubriacante e sembra non terminare mai: Traffiume, Sant’Anna, Cavaglio San Donnino, Gurrone, Nivetta, Spoccia, Orasso, Cursolo e Finero solo le località che ci si lascia alle spalle senza aver capito bene dove si trovino in realtà, perchè la concentrazione è tutta rivolta ai punti di corda e alla curva più avanti. Interrompiamo la marcia per una foto di gruppo nei pressi di Ponte Falmenta, dove colti da un impeto infantile ci divertiamo a lanciare una miriade di pigne contro Francesco, che cerca riparo dietro ad un abete.

A Malesco ci si immette sulla SS 337, e qui si tira un po’ il fiato sia per respirare un po’ dopo l’apnea da guida intensa della Valle Cannobina, che per aspettare coloro i quali hanno preferito avanzare con un ritmo meno acceso. La mattinata avanza verso il mezzodì, e infatti tra Santa Maria Maggiore e Druogno il traffico si appesantisce un po’. Poi però si inizia a salire verso Trontano, luogo a cui siamo particolarmente affezionati. Con poche curve si raggiunge l’area feste del comune ossolano, e qui scendiamo finalmente dalle motociclette, lasciate a scintillare sotto il sole caldo di mezzogiorno. Troviamo il resto degli amici che sono giunti prima per prepare i tavoli e cucinare il cibo, tra cui il Presidente che ha rinunciato al carosello delle due ruote per poter trasportare tutta l’attrezzatura con il suo furgone.

Veniamo accolti da un aperitivo a base di affettati e vino, mentre nell’aria si diffondono aromi che eccitano lo stomaco: da una parte la leggera brezza accompagna ai nostri nasi le salamelle sulla griglia, dall’altra sopraggiunge il profumo speziato dello stufato d’asino, e in mezzo si può udire il ribollire di un mare di polenta (chili e chili ) in un grosso paiolo rimestato da quello che sembra essere un remo. Non è facile organizzare e gestire un pranzo per più di quaranta persone (altro che la trentina prevista!), e ancor più difficile è garantirne il gusto. Ma le nostre cuoche ed i nostri cuochi sono stati davvero bravi: quello che doveva essere un pic-nic si è trasformato in una mangiata godereccia a base di polenta, stufato d’asino, una intera forma di gorgonzola, salamelle, e ben quattro dolci. Incredibile come i motociclisti non conoscano il concetto di sazietà! Il giorno prima ci siamo dati all’ingrasso con il pranzo di Pasqua, e oggi cerchiamo di scrollarci di dosso quell’eccesso con un altro…

Dopo il pranzo ci diamo a diverse attività: c’è chi si allontana di qualche centinaio di metri con un telo in mano per andare a stendersi all’ombra o al sole, secondo il proprio gusto, ad attendere che il corpo metabolizzi il pranzo; c’è chi si impegna senza successo ad alzarsi dalla sedia; c’è chi ringiovanisce di qualche decennio e si dà al frisbee, saltellando non propriamente con la grazia di una ballerina. Quando il clima di relax raggiunge il culmine sopraggiunge un piovasco, e dopo il fuggi fuggi dai prati si corre alle moto per spostarle sotto il tendone. La pioggia è quella della famigerata nube fantozziana, per cui in pochi minuti il sole torna padrone del cielo. Ci concediamo ancora qualche chiacchiera, bissiamo il caffè, e poi volenti o nolenti ci armiamo di scope e sacchi e ripuliamo tutto, pulendo anche tavolate e panche che vengono ordinatamente impilate, e rovesciando litri e litri di acqua sulla pavimentazione per un lavaggio veloce, resistendo alla tentazione di tirare una vasca d’acqua addosso a qualcuno. Finite le grandi manovre si riaccendono i motori, e dopo la bella foto di gruppo che introduce queste righe, salutiamo Cesare che farà ritorno in solitaria e altri soci che dovendo fare rotta verso Varese si imbarcheranno sul traghetto, e puntiamo dritti verso Premosello con la voglia di concederci un rinfrescante gelato.

Davanti a noi vediamo nubi minacciose, temporalesche, ma questa volta siamo fortunati: il brutto tempo ci precede per cui giungiamo a Premosello quando ha già smesso di piovere: il tuonare delle moto ha spaventato le nuvole e le ha spinte a scappare verso la pianura lombarda. Ottimo il gelato gustato, per cui sazi e contenti come bimbi rivestiamo i capi tecnici e ci dirigiamo verso l’autostrada che ci ricondurrà, caotica e trafficata, verso casa. Putroppo un imprevisto rovina il buon umore: verso Meina, all’interno della lunga galleria, il nostro Edo dopo una frenata improvvisa si ritrova steso per terra; cadere al buio, in autostrada dove i mezzi sopraggiungono molto veloci, non è affatto una bella situazione, ma fortunatamente lui è tra i primi del gruppo, per cui ha le spalle coperte da tutti noi. Dopo essersi rialzato e aver constatato che, a parte qualche graffio, è ancora intero, riparte scortato da tutti noi: l’andatura è forzatamente limitata a 80 km/h perchè la sua moto ha subito un po’ di danni, ma vederlo in sella senza problemi allontana lo spavento che ci ha gelati per qualche momento. Con calma arriviamo a Somma Lombardo e ci appostiamo davanti al negozio del Presidente, che ci raggiunge dopo pochi minuti. Raccontare l’accaduto esorcizza la tensione, per cui affidiamo Edo ad un passaggio di Cesare, a cui viene consegnata la sua Moto Guzzi California acciaccata per le cure del caso.

Si sono fatte le sette della sera, e qualche goccia di pioggia scivola sulla visiera, solitaria come ognuno di noi lo è mentre percorre gli ultimi chilometri verso casa. Sono i chilometri in cui rivedi la giornata che hai vissuto, abbozzi un sorriso ripensando alla battuta che più ti ha fatto ridere, e ti ritrovi ad essere l’uomo più felice del mondo perchè tutti i tuoi compagni di viaggio tornano indenni alla propria dimora, esattamente come te.

 

Qui le immagini della giornata.