E anche quest'anno l'autunno ci ha portati sull'Alpe Devero, in quel luogo dove il silenzio corre libero tra i grandi spazi e la natura parla con le parole del vento. 

L'immobilità della roccia, della montagna, di un paesaggio che durante l'anno cambia solo i propri colori e le proprie ombre, questa volta ha lasciato il posto al movimento della neve che cadeva copiosa, danzando lenta, sin dal pomeriggio del sabato. Il giallo, l'oro e l'arancio che sempre hanno fatto da cornice al nostro weekend ottobrino sono stati cancellati dal bianco candore che ha ricoperto monti e prati, pini e baite.

Volgere lo sguardo verso la cima delle millenarie montagne suscita sempre ammirazione, ma quando si è immersi in un paesaggio come quello in cui abbiamo camminato, sia di notte che di giorno, lo stupore e la meraviglia si amplificano e gli occhi si muovono in ogni direzione per contemplare ogni cosa, rimbalzando come l'eco tra i monti.

Più che le parole, le immagini raccontano l'incanto. 

Il calore del camino, la cedevolezza della neve, il sorriso degli amici, i giochi, la condivisione di uno spazio piccolo e di intimi pensieri, l'infantile battaglia a palle di neve, i canti, l'aroma del caffè al risveglio, possano essere per tutti noi piccoli ricordi con cui scaldarsi durante l'inverno che bussa alle porte.