Questa volta dal cilindro non è uscito un coniglio bianco, ma una coppa. Beh il cilindro era in realtà un cilindrone, roba da motoraduni, non da apprendisti prestigiatori. La coppa è poi quella di metallo rilucente come l’argento, non quella che si compra dal salumiere. Anche se poi dentro la coppa sono stati stipati salami, formaggi ed altre prelibatezze. L’introduzione dell’articolo vi lascia perplessi? Tranquilli, la colpa è del sole e dell’afa di questo week-end che mettono a dura prova i pochi neuroni ancora attivi di colui che si sta sforzando di raccogliere le immagini dei due giorni appena trascorsi, e volgerle in parole.

Sabato 5 giugno 2010, ore 9.30, Somma Lombardo. Alla solita gelateria si ritrovano Alessandro, Marco con Carmen, Roberto con Daniela, Giulio e Saul. Senza il Presidente che scandisce i tempi della gita si fatica a partire, e mezzora viene persa tra chiacchiere e caffè. Poi finalmente si parte. Un paio di chilometri bastano per scaldare un po’ le gomme, e il cavatappi tra Somma Lombardo e Golasecca ci porta in un attimo al Ticino che scompare sotto la diga di Porto della Torre, per rimanere poi dietro a noi. In cinque minuti siamo in Piemonte, con la strada familiare che da Varallo Pombia sale a Divignano, per poi perdersi bucolicamente tra campagne e lepri delle colline novaresi ancora addormentate e poco frequentate. Si sta a sud di Borgomanero, passando per Cressa, Cureggio, e sfiorando Maggiora per giungere a Boca, dove dopo un lungo rettilineo che solca i prati appena tagliati saliamo verso il Santuario del Crocifisso, imponente costruzione iniziata nel 1600 che sorge a lato del torrente Strona. Facciamo una sosta per visitarlo: a prima vista il colonnato esterno ha qualcosa di pagano, ma all’interno i tanti ex-voti non lasciano spazio ai dubbi sul tipo di culto che si professa tra quelle mura.

Nonostante ci troviamo a circa 400 metri di altitudine, la strada che oltrepassa il santuario e scende verso Grignasco ci regala molte curve e tornanti, che infiliamo e raccordiamo una dopo l’altra fino ad entrare nel caratteristico paesaggio della Valsesia, dove gli occhi sono riempiti dall’acqua celeste del Sesia che gioca a rincorrersi con la luce dei suoi riflessi, scappando poi sul largo letto sassoso, attorniato da una natura verde e rigogliosa, separata dal cielo dalle Alpi che troneggiano all’orizzonte.

Verso Ara attraversiamo il fiume grazie ad un ponte molto stretto su cui il traffico è obbligatoriamente a senso alternato. Siamo a Serravalle Sesia: ancora qualche centinaio di metri e giungiamo in frazione Bornate, dove siamo accolti dai Motodipendenti, gli organizzatori del Motoraduno dei Cilindroni, giunto alla sua quinta edizione.

Sono più o meno le 11.30: il cielo è velato e la zona destinata al campeggio è ben arieggiata, per cui iniziamo con solerzia a montare le tende. C’è chi si arrangia in cinque minuti e chi monta, smonta e rimonta la propria casa di tela seguendo le istruzioni nella confezione, tipo sorpresa dell’Ovetto Kinder, perdendoci su mezzora. Poi però si mette mano alle borse termiche e si pranza insieme.

Mentre giriamo in giro per il raduno arrivano anche Cesare con Andrea, Renzo, Gio’, Piero, Giancarlo, Lucia e Giovanni. Fatta l’iscrizione attendiamo le 15.00, ora stabilita per la partenza del motogiro. Ora fa caldo e i motori accesi negli istanti che precedono l’avvio della scorribanda diventano simili a fornaci che scaricano gradi centigradi a volontà. Ma finalmente iniziamo a muoverci, e allegri e irriverenti con il nostro strombazzare di clacson percorriamo lungo l’affascinante statale 299 i quarantatré chilometri che ci separano da Rassa, paesello noto al mondo anche come "Valle dei Tremendi" per via del soprannome dato agli abitanti (che oggigiorno contano poco più di settanta persone) per via del loro isolamento dai valligiani circostanti. Una guida preparata e carina ci scorta lungo la via principale del borgo (o era forse l’unica via esistente?) dove possiamo anche degustare le miacce, prodotto tipico della gastronomia locale.

Verso le 17.00 il gruppo riparte e percorre a ritroso la strada fino a Varallo Sesia, dove Saul ci saluta per rientrare a casa, e dove spegniamo nuovamente le moto per concederci l’aperitivo offerto a tutti gli iscritti al motoraduno. Tra le moto parcheggiate si aggira anche Fabrizio, giunto da Castano con altri suoi amici.

Sono le 18.30, il Presidente ci saluta e per noi è ora di tornare al campo base: per oggi basta sella e manubrio perché sta arrivando il momento della sedia e della forchetta. Qui troviamo Luigi, Lucia e Samantha che nel frattempo hanno raggiunto il raduno. Dopo una coda lunga sia in termini di distanza che di tempo d’attesa raggiungiamo i vassoi e le signore che distribuiscono il rancio agli affamati commensali.

Dopo cena c’è il concerto live di un gruppo che con la musica proposta segue pedissequamente il tema della giornata: gli anni ’50, quelli del rock’n'roll, dei drive in, dei vestiti a pois e delle minigonne. Poi il buio cala anche a Bornate, e come improbabili cenerentole di mezzanotte, senza scarpette di cristallo ma con scarpacce in goretex e pelle, ci dirigiamo verso le tende e l’umidità della notte.

Nemmeno il tempo di chiudere gli occhi e sono subito le….sei del mattino. Bello essere in vacanza… Si ozia, ci si alza tardi, si passano le ore a giocare con l’ombelico… E invece noi motociclisti, da bravi autolesionisti, ci svegliamo ancora prima che il gallo abbia aperto un solo occhio! Ma tant’è, ormai siamo in piedi, e anche se leggermente instabili ci dirigiamo verso il paesello alla ricerca di un bar, di un cappuccio e di una brioche. Sarà l’impressione, ma sembra di mangiare di continuo dal mattino precedente… A stomaco nuovamente pieno si torna al praticello ricoperto dalle poche tende: decidiamo di sfruttare il tempo ancora asciutto per smontare le tele, anche perché sopra le nostre teste le nuvole iniziano a diventare antipatiche. Alessandro rimanda il lavoro a più tardi: smontare la tenda sarà il suo aperitivo delle 12.00.

Ci spostiamo verso il banco presenziato dai commissari federali per timbrare nuovamente il cartellino della presenza, così da raccogliere punti utili alla classifica dei Moto Club partecipanti. Vediamo però volti famigliari: ci hanno raggiunto anche Gianfranco e Mario con le rispettive mogli, Gio’ è tornato a unirsi a noi, e più tardi arriverà anche Giovanni da Orino.

Alle 10.30 un trio di soci butta benzina nei serbatoi e si dirige verso Asei, località sita sopra a Sostegno, a sud dei territori visitati il giorno prima. Qui è stato organizzato l’ennesimo punto ristoro all’interno di un parco che sovrasta la diga di Asei, con un colpo d’occhio veramente suggestivo nonostante la luce piatta del cielo grigio che vorrebbe spegnere i toni rossi delle pareti argillose. C’è un vago senso di dejà-vu’ che richiama alla mente il paesaggio dolomitico. Una pioggerellina fine fine nel frattempo ci regala un po’ di frescura e ne approfittiamo per fare due passi nei dintorni, scovando un’area attrezzata per pic-nic, corredata con tanto di barbecue.

Ore 13.00 di domenica 6 giugno: gambe sotto ai tavoli, questa volta da primi della coda, quindi senza attesa eccessiva, risotto nel piatto, e tanti amici con cui si passano le ultime due ore del raduno.

Dopo il pranzo viene spento il maxi-schermo proprio mentre parte la gara del Mugello di MotoGP, orfano del nostro pluri-campione Valentino Rossi che dirà addio al suo decimo titolo mondiale dal letto di un ospedale, dopo essersi procurato una frattura esposta della tibia durante le prove ufficiali del sabato. Sul palco sale Mirco, il Presidente del MC Motodipendenti, insieme agli altri organizzatori, agli sponsor e alle signore venute dagli anni ’50. Dopo i doverosi ringraziamenti a chi si è adoperato per l’ottima riuscita del raduno vengono lette le classifiche a punti, e premiati i primi dieci Moto Club.

Il Moto Club Golasecca si porta a casa con orgoglio il secondo posto, onorato con la coppa che ha introdotto questo racconto. Il momento della premiazione è stato filmato da Marco.

Sono le 14.00, è ora di salutare gli amici e ripartire verso casa. Fa caldo, c’è una forte umidità, il laccio del casco è troppo stretto, e la giacca di pelle è pesante. Le scuse si trovano senza tanti problemi quando ci si deve lasciare alle spalle il divertimento e fare rotta verso est dove l’indomani, assieme al nuovo sole, arriverà anche il lunedì, e con lui il lavoro…

 

Qui le immagini del motoraduno.