Stiamo calmi. Il nostro sito non si sta trasformando in un portale che tratta argomenti scabrosi. Le curve bollenti del titolo non sono quelle di una donna che sfila sul bagnasciuga al tramonto. Sono, molto più prosaicamente, quelle disegnate sulle colline dell’Oltrepò pavese che salgono e ridiscendono sornione lungo i miti crinali custoditi tra le provincie di Alessandria e di Piacenza.

Curve bollenti per un giorno, arroventate dal sole di un’estate irruente che nel volgere di poche ore ha sgombrato i cieli dal cipiglio autunnale dei due ultimi mesi. Svolte che svelano scorci inattesi su poderi coltivati a vitigni, dove tra i filari ordinati fanno capolino eleganti tenute. Tornanti che fanno da ascensori panoramici portando i visitatori un pochino più in alto, ma piano piano, pochi metri alla volta, delimitati dai papaveri e dal verde incolto che nasconde gelosamente la campagna sullo sfondo, in cui si alternano in un patchwork riquadri di diverse tonalità, dall’avorio della terra arida alle tante sfumature del verde.

A tratti si incontrano brevi filari di cipressi allineati lungo il ciglio della carreggiata, che creano l’illusione di un angolo di Toscana fuoriposto: qui la strada corre diritta e percorrendola a piedi o in bicicletta ti aspetteresti di udire i contadini rompere il silenzio gridando tra i campi con accento fiorentino. Ti viene voglia di fermarti in uno dei tanti poderi e cercare l’ombra di un albero per stenderti, per riposare osservando il cielo, tormentando un lungo filo d’erba tra denti e labbra.

Una buca improvvisa fa sobbalzare la motocicletta, e la mente torna bruscamente al presente riprendendosi dai vagheggiamenti paesaggistici e dal colpo di colpo di calore dovuto al mix di solleone, asfalto infuocato e motore rovente. Il silenzio assaporato solo nella fantasia lascia il posto al fragore delle moto che marciano sui colli alle spalle di Casteggio, paese in provincia di Pavia che sorge alla destra del torrente Coppa.

E’ domenica, per la precisione è il 17 giugno. Il Moto Club Golasecca mobilita trentacinque persone che rinunciano all’aria condizionata, al lago, alla piscina, al fresco in ogni suo forma, per una torrida gita domenicale. La canicola non fa soffrire solo le persone: poco dopo la partenza da Somma Lombardo, all’altezza di Cuggiono, una moto annuncia rumorosamente che ha un problema. Il “clank clank” metallico che si sente anche in mezzo alla colonna di dueruote marcianti ci impone di accostare in una piazzola di sosta: dopo una ventina di minuti di prove e congetture mettiamo sul banco degli imputati il cuscinetto del mozzo posteriore. Un equivoco fa si che moto, pilota e zavorrina ripartano soli verso casa; molto più tardi verremo a sapere che i nostri due restano appiedati e che affronteranno diversi chilometri sotto al sole che, già di buon mattino, cuoce terra e aria.

Tutti gli altri intanto proseguono: Abbiategrasso, Motta Visconti, Bereguardo, poi lambiscono Pavia percorrendone la tangenziale ovest; inizia poi la SS35 che dopo diversi chilometri, superato il fiume Po, conduce finalmente a Casteggio. Le campagne attraversate si denotano anche grazie allo stuolo di insetti che ricoprono caschi e cupolini.

I vestiti appiccicaticci, lo sbuffare, i moscerini che come inconsapevoli kamikaze si sono schiantati sul volto, sono tutti ottimi motivi per regalarsi un aperitivo al fresco, nella rivendita dell’azienda Mazzolino di Corvino San Quirico, che oggi oltre ad essere l’oggetto della nostra visita sarà anche il nostro ristoratore nonché l’apripista della cavalcata di cui abbiamo parlato all’inizio di questo resoconto.

Come da programma si parte con l’aperitivo alla rivendita e si prosegue con il motogiro che ci strappa dalla città disordinata, portandoci all’ordine e alla serenità delle colline dove si incontrano luoghi dai nomi curiosi: Oliva Gessi, La Ca, Parrocchia, Tronconero sono quattro esempi presi a caso tra i tanti. Segue poi la visita alla cantina dove Claudio, agronomo di professione e motociclista per passione, ci mostra gli il percorso produttivo dei vini, dalle vigne alla cantina che accoglie botti e bottiglie. La narrazione offre diversi spunti interessanti che stuzzicano in noi diverse domande a cui otteniamo sempre pronta risposta. Vuoi per il soggetto della lezione, il prezioso vino, vuoi per il fresco che riempie questi spazi, un paio di soci si attarda sotto le arcate fatte di mattoni a vista, mentre noi risaliamo le scale per portarci in una sala dove ci vengono serviti, quale assaggi, un rosee frizzante ed un rosso barricato.

Lasciare la tenuta e rituffarsi dopo mezzogiorno nel grande caldo che ci aspetta oltre alla cancellata fa rimpiangere le fresche mura ed il giardino molto curato e colorato che le circonda. Per fortuna prima di ritornare in paese ci sono un bel po’ di curve con cui giocare.

Alla rivendita i nostri ospiti hanno già preparato posti e cibo per il nostro pranzo: una serie molto lunga, e gustosa, di antipasti a cui segue un buon risotto ai funghi porcini. Il calore dell’aria fa a cazzotti con quello del risotto, ma il gusto è appagante. E comunque poi c’è l’anguria per rinfrescarsi.

Mentre ci serviamo dal buffet degli antipasti sopraggiungono i due soci che si erano attardati alla cantina, rimanendone chiusi dentro: una bella fortuna, visto la gran quantità di bottiglie di vino disponibili.

Ringraziati e salutati i nostri nuovi amici casteggiani siamo pronti per ripartire. Prima però è tempo di fare rifornimento di benzina: il costoso liquido verde evapora a vista d’occhio, creando piccoli miraggi che fanno ondeggiare le scritte sui serbatoi. Per il rientro ripercorriamo le campagne e le risaie già conosciute qualche ora prima, trovando amici e parenti degli insetti estinti: ecco un’altra tempesta di moscerini che si abbatte su di noi. Come per un rito purificatorio ci dirigiamo verso la culla della vita, verso l’acqua, verso il vicino Po. Attraversato rumorosamente il ponte di chiatte a Bereguardo sostiamo sotto agli ombrelloni del chiosco, cercando di trovare un po’ di sollievo in qualsiasi cosa che sia fredda: bibite, birra, gelati o ghiaccioli, tutto è utile per stemperare il calore accumulato lungo la strada.

Come sempre, quando calzi il casco prima dell’ultima parte del tragitto che ti riconduce a casa lo fai a malincuore, perché quel gesto è il preludio alla nuova settimana ormai alle porte. La buona sorte però vuole che la maggior parte del gruppo si ritrovi poi a Somma Lombardo per trascorre un’altra ora tra gelati, prosecchi e storielle divertenti.

A questo punto tornare a casa non è più un obbligo indesiderato, ma il giusto modo per apporre la scritta “Fine” alla bella giornata. Prima di accendere la moto dai un ultimo sguardo verso la gelateria: i volti sono stanchi ma sereni, sorridenti; anche la nuova amica che oggi si è unita per la prima volta al gruppo sembra aver retto bene l’impatto col Golasecca.

Un momento: mancano i due che erano rimasti chiusi nella cantina…non saranno rimasti chiusi in bagno a Bereguardo?

 

Qui le immagini della giornata.