Il nostro paese, piccolo per territorio, acquistò credito nei Consigli d’Europa perché grande per le idee che rappresenta, per le simpatie che esso ispira. Questa condizione non è scevra di pericoli, giacché, nel mentre rispettiamo i trattati, non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi!

(Vittorio Emanuele II, 10 gennaio 1859)

La gita di giovedì 17 marzo si è svolta in occasione della ricorrenza dei 150 anni dell’unità d’Italia. In una circostanza simile è fin troppo facile cedere alla retorica e citare date ed eventi che hanno portato all’unificazione dei tanti regni, che fino alla seconda metà dell’ottocento si suddividevano il suolo dell’italico stivale e le rispettive popolazioni, ad opera dell’esercito franco-piemontese. Il Risorgimento italiano ci ha riconsegnato la terra che ha creato il mondo moderno per come lo conosciamo, che ha contribuito all’evoluzione dell’umanità nella tecnica, nell’arte e nel pensiero, e che il nostro Moto Club ha deciso di onorare con una visita a San Martino della Battaglia, in provincia di Brescia, dove ha avuto luogo una battaglia decisiva per l’evolvere della guerra di indipendenza in favore degli italiani.

Partendo subito dopo le 8.00 da Somma Lombardo, un piccolo esercito di quindici motociclisti ha raggiunto i territori della Leonessa d’Italia dopo il trasferimento autostradale, in compagnia della pioggia e di qualche bandiera tricolore che sventolava fiera sulle moto. Verso le 10.00 i motori si sono spenti ed il gruppo si è dedicato alla visita del Monumento al Risorgimento: un’alta torre che si risale percorrendo le tante rampe che accompagnano i visitatori fino alla sua sommità; dopo l’ingresso commemorativo di re Vittorio Emanuele II, ad ogni piano si possono ammirare grandi affreschi che illustrano le battaglie risorgimentali, con i loro più importanti personaggi e le immagini di ignoti militari. Giunti in cima alla costruzione si accede alla terrazza panoramica da cui è possibile vedere in lontananza altri luoghi che sono stati teatro di altrettante importanti battaglie: lungo la circonferenza sono infatti segnate le direttrici che guidano lo sguardo.

Ridiscesa la torre con ritmo più baldanzoso rispetto alla meno agile salita, abbiamo attraversato il cortile interno che porta al Museo della Battaglia. Accolti da due cannoni, una volta entrati si viene catapultati indietro nel tempo grazie alle tante testimonianze esposte: divise, elmi, cannoni, fucili e baionette, mostrine, medaglie al valore militare, lettere autografe scritte dal fronte in cui l’orgoglio per il proprio sacrificio nel nome dell’Italia si mescola alla consapevolezza della morte che incombe, e in cui le parole risuonano di un italiano aulico, nobile, molto lontano dal parlare comune di oggigiorno. La quantità di reperti che compongono il patrimonio museale è talmente vasta che richiederebbe una intera giornata per comprenderne la portata storica.

Dopo il museo, percorrendo poche centinaia di metri si giunge all’ossario, preceduto dalle steli e dai monumenti eretti a memoria dei posteri dalle diverse divisioni che discendono da quelle artefici del Risorgimento. Entrando nella chiesetta che accoglie i resti dei combattenti non si può non notare che l’abside è in realtà una enorme teca di legno in cui sono conservate diverse centinaia di teschi; alcuni di essi raccontano grazie alle ferite i colpi di fucile, i fendenti delle baionette o addirittura i colpi di cannone. Una piccola scala conduce poi al piano interrato dove sono conservate tutte le altre ossa rinvenute sul campo di battaglia. Si tratta di vere e proprie cataste di femori, scapole, vertebre e di ogni altro elemento che compone lo scheletro umano. Quei poveri soldati non hanno un nome, e almeno nella loro ultima dimora non sono divisi come lo erano al fronte: italiani, francesi, austriaci, tutti riposano uniti nello stesso destino. Sicuramente i momenti passati all’interno dell’ossario sono stati quelli che ci hanno trasmesso più vibrazioni, più emozioni, più commozione. E’ strano come sia proprio il silenzio a raccontare meglio il dramma della guerra.

Ormai è mezzogiorno, e come pianificato in precedenza lasciamo San Martino della Battaglia per spostarci verso nord-ovest: è infatti ora di raggiungere Monticelli Brusati e la locanda che ci ospiterà per il pranzo. La pioggia che si era zittita per le due ore che abbiamo passato a San Martino torna a farsi sentire a gran voce, e all’arrivo siamo costretti a scrollarci come grossi cani San Bernardo per togliere l’acqua di dosso. Tolte le tute entriamo nella locanda, accolti da un forte e gradito tepore. A questo punto abbandoniamo i toni seri che hanno caratterizzato la mattinata e dopo un fugace aperitivo ci abbandoniamo alle libagioni come solo i motociclisti affamati sanno fare. E vai di affettati, spiedo bresciano, polenta, formaggio alla piastra e torta di mele. Siamo in Franciacorta, attorno a noi si snoda la strada dei vini di questa parte d’Italia: con dell’ottimo vino rosso rinfreschiamo l’ugola e lasciamo libera di esprimersi la parte più goliardica di ognuno di noi. A conclusione del pranzo ci concediamo anche una camomilla digestiva. Beh, diciamo che la bevanda sapeva di camomilla, ma di certo era leggermente più alcoolica della nota tisana… Tanto il fiato consumato per infarcire il pranzo con aneddoti e battute. Tante le risate che hanno spezzato il fiato fino al sopraggiungere del singhiozzo. Ma in mezzo a tanto baccano troviamo il tempo di innalzare i bicchieri e brindare alla nostra Italia.

Concluso il banchetto abbiamo il tempo di addentrarci nel bosco circostante per raggiungere, dopo una ventina di minuti di camminata traballante a causa del fondo fangoso, un freddo torrente: lo attraversiamo come improbabili Indiana Jones grazie ai nostri stivali impermeabili, e dopo alcuni metri giungiamo ad una bella cascata. La foto sul masso in mezzo al torrente, con alle spalle il muro d’acqua cadente, è ovviamente dovuta.

Tornati alla locanda c’è ancora il tempo per un secondo caffè, dopodiché indossiamo la pesante armatura e cavalchiamo nuovamente le moto per il rientro al campo base. Anche il viaggio di ritorno segue l’autostrada Milano-Venezia. Brescia, Bergamo e Milano sopraggiungono lentamente anche se la velocità di crociera è nel limite del codice della strada; sicuramente la sensazione di lentezza è dovuta all’interminabile nastro d’asfalto autostradale, praticamente sempre dritto, sempre grigio, sempre rumoroso. Una volta inseriti sulla Milano-Varese giungiamo in pochi minuti all’autogrill Villoresi, a Lainate. Qui sostiamo per lo scambio dei saluti.. Il momento del congedo arriva in ritardo, tanta è la voglia di stare ancora in compagnia, mentre il cielo sopra alle nostre teste si tinge di un rosso intenso: a breve sarà buio; a breve ognuno farà ritorno alla propria abitazione.

Dopo una intera giornata trascorsa in compagnia ti ritrovi solo, e assaporando la libertà che provi dentro di te quando viaggi sulla tua moto, ripensi un po’ a quei coraggiosi ragazzi che hanno lottato, pagando con la propria vita, per la libertà di tutti i fratelli d’Italia.

 

Qui le immagini della giornata.