La febbre. Non quella che ti rende lucidi gli occhi e rende fastidiosa persino la luce del sole. Non il malessere che ti lega al letto quando invece vorresti dedicarti alla tua giornata, pur semplice che sia. Non quella che si misura con un termometro o che conta su rimedi immediati, come qualche aspirina. Qui siamo al cospetto di quella febbre che ti assale quando un desiderio si insidia nella tua mente, nella tua anima, e stagione dopo stagione cresce fino a prendere il sopravvento e diventare un istinto irrefrenabile, una pulsione, un qualcosa da assecondare e a cui dar sfogo per non rischiare che l’insoddisfazione renda amara la vita.

E’ inseguendo la febbre da elefante che il nostro Presidente ha vissuto l’avventura solitaria che, in questo inverno così gelido, lo ha portato a confondersi con le migliaia di folli che costituiscono il popolo dell’Elefanten-Treffen, il famoso, mitologico raduno invernale che da decine di anni si tiene tra Germania e Austria e che dà vita ad una Babele tutta europea.

Nello scarno bagaglio della sua Moto Guzzi V35 adattata per l’impresa, trovano posto una penna e qualche foglio di carta. Ecco il suo racconto.

26.01.2012 - Parto da Somma Lombardo (VA) alle 9.00: la temperatura è -2°C. A Chiavenna c’erano -4°C e non avevo freddo: quanti gradi ci saranno stati in Engadina dove, anche se mi teneva compagnia un sole splendente, faceva un freddo boia? In queste valli e su tutto il percorso in terra straniera, il colore dominante è stato il bianco: bello, candido, pulito, uno spettacolo affascinante. Tra laghetti ghiacciati e fiumi che sembravano in piena, la smanettata è passata senza imprevisti. Ora sono a Rosenhaim, in hotel, e spero di gustarmi una buona cena. Domani si riparte: direzione Solla.

27.01.2012 - Oggi sono passato sotto cieli nuvolosi, poi assolati, pizzicato dalla neve e bagnato dalla pioggia. Una giornata mutevole dove la costante era naturalmente il freddo. Sono finalmente arrivato all’Elefantentreffen, e in quella vallata coperta di neve, di pini che si innalzano su pendii al limite del ribaltamento, la cosa che più mi ha impressionato sono state le persone: anche se già tantissime, altre continuavano ad arrivare.

Alla cassa, al momento dell’iscrizione, sono stato attratto dagli adesivi dei Moto Club che in cinquantacinque anni hanno partecipato al raduno, e tra i tanti spuntava anche il nostro.

Sono le 16.00 e mi trovo a Gasthof, a circa 220 km da Solla, e ancora si vedono marciare intere file di moto che stanno salendo verso il raduno. E pensare che io ero l’iscritto numero duemiladuecentocinquatanove…

Parlando con un amico che ho trovato al raduno, un veterano dell’Elefante, gli ho chiesto come si potesse arrivare in questi luoghi quando la neve nasconde le strade, anche perché qui le colline si susseguono una dopo l’altra. Lui mi ha risposto: “Andando piano”. Ecco, questo per me racchiude bene il significato di Febbre da Elefante: non rinunciare mai ai propri sogni.

Purtroppo non mi è stato possibile fotografare tutto questo perché il mio telefono, che era anche la mia macchina fotografica, ha dato forfait appena arrivato. Credo che per vivere veramente l’Elefante bisognerebbe trascorrervi almeno una notte, naturalmente in tenda. Ma io non ho ancora questa voglia. Per me la meta è la fine del viaggio, il mio fine è viaggiare.

Nel primo hotel dove mi sono fermato non mi sono divertito molto perché ero solo, ma in questa Gasthof è tutta un’altra cosa. Sono seduto al tavolo della birreria con cinque tedeschi che non conoscono una parola di italiano, ma che continuano a bere chiacchierando. In un altro tavolo c’è una coppia che qualche parola la sa, così per spiegare loro da dove vengo dico “Lago Maggiore”, il che fa il solito buon effetto. La giornata si sta concludendo e sono già a una birra in più di ieri, e ancora non ho mangiato. A cena mi faranno compagnia due ragazzi di Faenza, anche loro di ritorno dall’Elefanentreffen.

28.01.2012 - Questa mattina appena mi sono svegliato ho visto che nevischiava: la cosa non mi sorpreso più di tanto. Ho fatto una colazione veloce e poi mi sono messo in moto: pronti, via!

Fino a Innsbruck ho inseguito una bella pioggia ghiacciata, galleggiando con le ruote sulla puccetta che ricopriva la strada. Fortunatamente al Brennero splendeva il sole sulle cime innevate delle montagne; non avevo mai notato le piste di sci che costeggiano l’autostrada. Piano piano è iniziata la discesa verso Verona, e da Bergamo a casa la mia compagna di viaggio è stata la pioggia.

Alle 17.00, dopo millequattrocento chilometri, sono di ritorno a Somma Lombardo: oggi la temperatura è di +2°C.

Sicuramente, questa sarà un’esperienza da ripetere, magari in compagnia.

 

Cesare Galvanone