Riceviamo e pubblichiamo….

Per una volta la voce narrante appartiene a qualcuno che abita lontano dai luoghi da cui trae origine il Moto Club Golasecca; una persona decisamente giovane (sedici anni), che per la prima volta apre gli occhi ed il cuore al mondo della motocicletta, lasciandosi circondare dalle esperienze che i sensi regalano a chi scivola tra paesaggi incantati e a volte ostili, con la sola aria a frapporsi fra lei ed il mondo.

Un inno alla moto, e una dichiarazione d’amore per il suo ragazzo.

Grazie Martina!

 

Il mio primo viaggio (lungo) in moto…

Gita con il Moto Club di Golasecca “Dolomiti 2009” – Domenica 31 Maggio – Canazei / Passi Dolomitici / Canazei – Km.110

di Martina Barricelli

La notte del 31 Maggio credo di aver dormito poco… Le emozioni iniziavano a farsi spazio nel mio corpo e l’adrenalina saliva pian piano fino a devastarmi la mente. Mi giro nel letto e guardo l’ora: 6,15! Era ora di alzarsi. Ho fatto colazione guardando le montagne che sembravano un tutt’uno con quelle nuvole basse e grigie che le circondavano. Il tempo era incerto ma non mi spaventava; IO ERO PIÚ FORTE DI LUI!!!

Nel frattempo arrivano le 7,00 ed era ora di saltare in sella. Mirco mi era passato a prendere e mi ha fatto vestire bella pesante. Tutto pronto… era ora di partire! L’unica che ancora doveva convincersi di non sognare ero soltanto io.

“Si parte, per una giornata molto piena di sorprese” pensavo, mentre seduta in sella abbracciavo forte Mirco. Tutto passava veloce lì dietro di lui; come i mille pensieri che mi giravano per la mente. Poi improvvisamente qualcosa ha attirato la mia attenzione: la natura. Non la avevo mai vista con quegli occhi… Con qualche difficoltà siamo arrivati a Canazei alle 9 precise.

Appena scesa dalla moto nove persone mi hanno circondato togliendomi il tempo di poter immergermi anche solo per un momento, nel mio mondo. Dopo tutte le presentazioni e i nomi che avevo dimenticato all’istante mi sentivo meglio. Percepivo una sensazione di benessere che stava pulsando in qualunque zona buia del mio corpo.

Improvvisamente sento due voci inglesi che richiamavano la mia attenzione; eh si, stavano guardando proprio me. Due persone anziane volevano delle informazioni e così non ho esitato un secondo a fornirgliele. Dopo essersene andati, Mirco, mi ha lanciato uno sguardo di rassicurazione in cui ci ho letto tanto amore. Ma tornando a noi… Tutti in sella e siamo partiti. Otto moto che riempivano i silenzi di quelle valli. Otto moto che non vedevano l’ora di prendere vita. Dopo pochi minuti è iniziato a piovere… Pioggia che si è trasformata in grandine. La natura ci chiamava. Così ci siamo fermati aspettando che terminasse e ne abbiamo approfittato per bere qualcosa e catturare qualche attimo di quella giornata ancora da scoprire, attraverso le foto. Finito di grandinare siamo ripartiti. Devo ringraziare Madre Natura perché ad ogni sosta imparavo qualcosa di nuovo. Questa volta avevo imparato che una delle due donne sposate si chiama Daniela. Mi è piaciuta subito Daniela; la sentivo vicina: la più esposta. E mi sentivo protetta…

Il primo passo era il Sella. Quante emozioni ho provato salendo quel passo. Emozioni nuove, l’aria fresca che mi accarezzava il viso anche col casco chiuso. Arrivati in cima nevicava e la nebbia era fitta; al contrario della mia rassicurazione che si diradava. In cima ai passi ci fermavamo per assicurarci di essere tutti. Poi si ripartiva; nuove emozioni, nuovi tornanti (quasi 26 ogni salita ed ogni discesa J ), nuove esperienze.

Il secondo passo è stato il Gardena. Mi è davvero dispiaciuto di non poter vedere bene le Dolomiti perché credo siano i tesori più preziosi che abbiamo. Passato il Gardena siamo passati tra molti paesini di cui Corvara. Rivivere quelle strade è stato particolare. Ho lasciato molti ricordi in quel paesino. Soffermare il mio sguardo sul palaghiaccio mi ha riportato indietro all’esperienza più significativa: l’esibizione a Gennaio di qualche anno fa con -15°C e il vestito di gara con le braccia e la schiena nuda. Fuori la neve ricopriva qualsiasi cosa e il silenzio era assordante. Ma non ci volevo più pensare. Il passato era passato, e quando ho riaperto gli occhi ci eravamo fermati. Eravamo ancora a Corvara nell’unico bar-ristorante sulla strada (ristorante da Paolo). E lì anche una raffica di ricordi che mi hanno riempito la testa. Il tempo di bere qualcosa e scaldarci un attimo, visto che fuori non aveva smesso di piovere da quando siamo partiti, e siamo ripartiti. Volevo scappare da quel posto ma non avevo motivo di portarne rancore. Ora stavo dietro alla persona più bella del mondo che mi proteggeva e così ogni ricordo è svanito.

Ormai sapevo qualche nome e mi sentivo piuttosto a mio agio. L’ultimo passo prima di pranzo è stato il Falzárego; uggioso più degli altri e sinceramente difficile da superare… Il freddo (o meglio l’umidità), mi entrava nelle ossa ed io non riuscivo a smettere di tremare. Avevo le mani ghiacciate ma il cuore caldo.

Scesi dal passo (che mi sembrava infinito), passando per Cortina d’Ampezzo ci siamo fermati a pranzare. Tolte le tute antipioggia e tutto, ci siamo messi a tavola sperando di scaldarci un po’. Se non ero un cubetto di ghiaccio credo che poco ci mancava J. Dopo una cotoletta alla milanese con le patatine fritte e un bicchiere d’acqua siamo ripartiti. Lo stomaco pieno e il freddo che ancora non era riuscito a devastarmi, ho abbracciato Mirco e gli ho ripetuto quanto lo amo.

Pronti per affrontare un altro passo: il Giáu. Il passo Giáu è quello che più mi è piaciuto. Mi ha fatto provare un senso di libertà unico. Dopo aver passato anche il colle di Santa Lucia abbiamo fatto un lungo tratto prima di intraprendere l’ultimo passo. Mi dispiaceva che fosse l’ultimo perché ormai in mezzo a tutte quelle persone mi sentivo bene.

Il Pordói era l’ultimo passo e il primo senza neve. Non pioveva nemmeno e così sono riuscita a scattare qualche foto. Dopo essere tornati tutti un po’ bambini con tutta quella neve che ci circondava, abbiamo ripreso il viaggio; meta Canazei. Il tempo è vero non è stato bello, ma credo che le emozioni che mi hanno fatto provare siano state più grandi di qualsiasi altro pensiero.

Tornati a Canazei era giunto il momento di dover salutare tutto il gruppo. Ormai avevo acquistato abbastanza confidenza con tutti quanti e mi è dispiaciuto doverli salutare dopo quell’esperienza stupenda che mi hanno fatto vivere. Non li ringrazierò mai abbastanza; come non riuscirò mai a ringraziare abbastanza Mirco che mi ha regalato questa giornata. Alle 18,00 siamo ripartiti per tornare a Merano. Mille ricordi che vagavano per la mente e una grande gioia nel cuore. La gioia di poter vivere accanto al ragazzo che giorno dopo giorno non smette mai di stupirmi.

Arrivata a casa mi sono buttata sul letto a ripensare alla giornata passata. Dodici ore sulla moto di Mirco; credo che se lo raccontassi a qualcuno, faticherebbero a crederci… o meglio: chiunque ci metterebbe la firma. Ed io la mia firma la ho scolpita nel cuore di Mirco.

Forse starò ancora sognando ma di una cosa sono sicura: la moto sta diventando la mia vita!