Sabato 18 e Domenica 19 ottobre ci siamo trasferiti sull’Alpe Devero per passare un paio di giorni in compagnia. Al ritrovo previsto per le ore 14 del sabato era già chiaro che ci sarebbe stato di che divertirsi, da lì a poco. Era quantomeno curioso vedere un gruppo di motociclisti sotto un cielo plumbeo, indaffarati a caricare su un furgone non pneumatici, attrezzatura, carene in vetroresina e altre diavolerie, ma….piatti ricolmi, pentole pesanti, e casse di vino bianco, rosso, rosè.

Il pomeriggio grigio non ha abbassato il morale: senza tuta antipioggia si parte ordinatamente incolonnati, si prende l’autostrada per Gravellona salutando verso Meina un simpatico autovelox della Polizia Stradale, poi ci si infila sulla statale del Sempione puntando verso la Val Formazza; arrivati a Crodo si fa tappa per il canonico caffè, doppiaggio con sigaretta, e…aumento delle scorte dei viveri con cotechini e formaggi, tanto per non rischiare di rimanere a stomaco vuoto…

La pioggerella che ci ha accompagnato fino a questo punto scompare mentre si sale verso il Devero: peccato per il fondo bagnato, il divertimento per le curve si riduce del 50%; comunque tornante dopo tornante si arriva all’ingresso del parcheggio e ci si affianca aspettando che il Presidente svolga le formalità che danno la possibilità di accedere al piccolo silos interrato (in pratica: quanto costa parcheggiare? siamo in uno, due, tre…dieci! sconto no eh?!?!).

Dopo aver posto al riparo le ragazze (leggasi "le moto") e portato nel rifugio CAI di Sesto Calende i bagagli personali, arriva il momento di svaligiare il furgone per riempire la cucina desolatamente vuota. Qualche viaggio su e giù per la salitina che collega il parcheggio al rifugio e già si diffone il profumo del cibo. Piatti di portata, padelle e pentole sono coperte: chissà quali leccornia nascondono!

Mentre i più cercano di fare la complicatissima (….) divisione dei posti letto disponibili nelle tre camere, un gruppo si dà al fuoco (non "si dà fuoco") e cerca di rendere possibile l’impossibile: accendere la stufa a pellets. In poco meno di mezzora sono stati riscritti interi manuali d’uso e manutenzione della stufa. Sono nati correnti di pensiero, affermazioni e negazioni portate con il metodo galileano. Qualcuno paventava di mettere al rogo gli eretici. Qualcun’altro cercava il pulsante dello starter, o la pedivella dell’avviamento, imprecando contro ipotetici carbuatori con il filtro sporco. Inspiegabilmente, il fuoco si accende e la sua danza luminosa scalda in poco tempo il freddo locale: probabilmente la scena è stata molto simile a quella storica della scoperta del fuoco!

Quando tutto si calma, anche il sole nascosto tra le tante nuvole si accuccia oltre la montagna e scende così il primo buio della sera.

Intanto in cucina si opera con ritmo serrato: chi affetta i salami, chi taglia i formaggi, che divide a pezzetti le pizze, le torte salate, chi prepara i sottaceti ecc. In meno di mezzoretta la tavola è già imbandita. Ma bisogna saper aspettare l’ora di cena, perchè ci sono i cotechini da cuocere e la trippa da scaldare. Infatti…..

….infatti esattamente un minuto dopo aver espresso questo concetto, qualcuno inizia ad assaggiare questo, spizzicare quello, stappare la prima bottiglia di vino rosè, vedere se manca sale di là. Finalmente qualcuno prende coraggio e dice "La cena si fa più tardi, ma ora potremmo fare l’aperitivo no?". Prima ancora di finire la frase la bottiglia è già vuota e si corre ad aprire la seconda, mentre tutti diamo l’assalto alle tante ghiottonerie in tavola.

Saranno state le 17:30? Bene, siamo andati avanti ad oltranza fino alle 21:30! Piatti vuoti e pancioni pieni, bottiglie vuote e risate a iosa. Le ore scorrono liete rinchiusi tra le quattro pareti ricoperte di legno; gli unici segni del mondo che va avanti là fuori sono l’acqua fresca della fonte subito sotto il rifugio (raccolta in più viaggetti da Francesco, Claudio e Giovanni) e l’arrivo in tarda serata del nostro Marco Mensi che ha affrontato freddo, pioggia e nebbia per raggiungerci dopo il lavoro.

Qualcuno abbandona i commensali per concedersi a Morfeo (no, non è una cosa sconcia…), ma la maggior parte "resiste" fino a mezzanotte: chi scrive, tra un piatto e una stoviglia da lavare infilava l’ennesimo cicchetto procurato vuoi da Roberto, vuoi da Simone, da Cesare ecc: complimenti ragazzi, siete riusciti a trasforarmi in una lavastoviglie ehhehehh! Le menti ormai annebbiate convincono il corpo a raggiungere le brande. Sacchi a pelo, coperte, buonanotte? Beh, qualcuno si diletta a immolare le proprie terga con l’obiettivo della macchina fotografica, altri invece intrecciano cori settecenteschi con le proprie russate… Che dire, ce n’è per tutti i gusti!

Al mattino ci si risveglia con il sole che promette di riscaldare la giornata: le nuvole e la nebbia se ne sono andate via insieme alle stelle. All’interno del rifugio rimbalza il vocio di chi si alza dalla branda, e si avverte il calpestio di chi raggiunge il bagno o la cucina. Alle 7:30 circa, al posto delle notizie sulla gara di Moto GP, si diffonde da una radiolina un dibattito tra personaggi di fede Valdese (!!!!!!): ovviamente chi si è sintonizzato su quella frequenza se la dorme ancora alla grande… E allora gambe in spalla e giù in cucina a far colazione. Il locale è già affollatto e sul tavolo ci sono diverse tazze che fino a pochi attimi prima contenevano latte caldo. Le torte avanzate dalla sera prima seguono la loro sorte e spariscono in bocche nuovamente fameliche. Tra parentesi: ma chi si è pappato i biscottini ai cereali che Francesco aveva messo da parte?!?!?

Fatto colazione, la maggior parte di noi parte per una camminata salutare e riossigenante nei dintorni del rifugio, raggiungendo il Laghetto delle Streghe e realizzando nel frattempo un bel reportage fotografico che mostra la bellezza del paesaggio, oltre a qualche curiosità tipo Marco che si aggira per i monti con stivali e giacca da moto e…..pigiama!!! Chi resta si dà alle pulizie poichè tutto deve essere rimesso a lucido per gli ospiti che occuperanno "la casa" dopo di noi.

Al rientro dei pionieri anche il furgone è già stato caricato: resta solo da riportare alla luce del giorno le "ragazze" ancora parcheggiate. Tutti siamo ormai pronti per partire, ma ci si intrattiene piacevolmente nel piazzale perchè il clima è davvero mite e invita alla mitezza. Comunque dopo mezzogiorno si monta in sella, si affrontano le due gallerie preistoriche che portano all’ingresso del Parco (dove ci fermiamo subito per qualche scatto fotografico al plotone schierato tra i monti) e, curva dopo curva, si scende di quota fino a Crevoladossola dove….ci si ferma a mangiare nuovamente! Una pizza, qualcuno anche due, che ci gustiamo mentre alla tv ripropongono la gara delle MotoGP del mattino. Tra l’altro oggi è il giorno in cui Simoncelli diventa campione del mondo della classe 250.

Ora che siamo sazi per l’ennesima volta (e non sarà l’ultima del weekend…) possiamo fare rotta verso casa di Cesare: un centinaio di km tra superstrada ed autostrada ed eccoci accaldati a scaricare il furgone per distribuire i pochi avanzi della maratona culinaria e per riprendersi i propri bagagli personali. L’avventura è finita! E’ ora di tornare nei ranghi e di farsi una bella doccia, ma….

…ma un gruppetto di persone (Cesare, Francesco, Maura, Claudio, Luisa, Giulio) decide di raggiungere il campo sportivo di Golasecca dove si sfornano castagne a gogò! E giù ancora a mangiare! Mamma mia, ma quanto cibo riesce a contenere lo stomaco delle persone?!?!?!?

Tutto quello che avete letto fin qui è raccontato molto bene dalle circa 200 foto scattate che trovate, come sempre, nel sempre più vasto diario fotografico.

Grazie a tutti per l’allegra e genuina compagnia! Ma un grazie particolare va a Edo e alle donne che hanno preparato davvero delle squisitezze! Voto: 10! Giudizio: da riproporre sicuramente!